Emergenza Corona Virus: la cultura si fa digitale. Dal Teatro alla Poesia numerose iniziative di solidarietà digitale.

Tutte le istituzioni culturali hanno aderito alle misure del decreto che promuove il contrasto al contagio del Covid-19 ma in città sono nate diverse iniziative messe in atto per vivere in sicurezza ma con “serenità” l’emergenza. E’ così che il programma “solidarietà digitale” vede la luce.

A Palermo l’arte non si ferma: il Teatro Biondo ha deciso di alzare il sipario in streaming su un canale Youtube appositamente dedicato.

Lo spettacolo "Viva la Vida", opera di Gigi Di Luca dedicata all'artista messicana Frida Kahlo, diventa così accessibile a tutti. Sala vuota offline ma online l’evento è stato particolarmente seguito, dimostrando come la cultura possa essere diffusa e fruita su un territorio inedito rispetto alla norma.

Tra i pochissimi ospiti in sala, il sindaco Leoluca Orlando ha dichiarato: "Apprezzate questo spettacolo aspettando e sperando che questo sia solo un momento transitorio in una città dove il teatro non si ferma. Siamo certi che in tempi ragionevolmente brevi questa sala possa tornare affollata".

Ad aderire all'iniziativa digitale anche il Teatro Massimo che aveva sospeso da alcuni giorni tutte le attività aperte al pubblico ma che ha già attivato una programmazione no stop di opere, concerti e spettacoli attraverso la propria web tv.

In un momento così delicato tutto il mondo della cultura, privato dei classici paradigmi dello spettacolo, si è reinventato dando vita a nuove forme di intrattenimento digitale. L’emergenza covid-19 ha mostrato come sia possibile fare teatro, musica, performances e poesia online, certamente rinunciando al calore della sala dal vivo ma tenendo intatta la funzione altamente formativa e culturale della proposta artistica italiana.

L’arte resta uno dei mezzi più potenti, di cui una società dispone per analizzare con sensibilità e criticità i periodi storici più complessi.

In questi giorni la scrittrice e poetessa Mariangela Gualtieri ha pubblicato online una poesia, diventata subito virale, sull’emergenza in corso, dimostrando ancora una volta come l’arte sia necessaria in questo momento.

Qui di seguito il testo

 

NOVE MARZO 2020

 

Questo ti voglio dire

ci dovevamo fermare.

Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti

ch’era troppo furioso

il nostro fare. Stare dentro le cose.

 

Tutti fuori di noi.

Agitare ogni ora – farla fruttare.

Ci dovevamo fermare

e non ci riuscivamo.

Andava fatto insieme.

Rallentare la corsa.

Ma non ci riuscivamo.

Non c’era sforzo umano

che ci potesse bloccare.

 

 

 

E poiché questo

era desiderio tacito comune

come un inconscio volere -

forse la specie nostra ha ubbidito

slacciato le catene che tengono blindato

il nostro seme. Aperto

le fessure più segrete

e fatto entrare.

Forse per questo dopo c’è stato un salto

di specie – dal pipistrello a noi.

Qualcosa in noi ha voluto spalancare.

Forse, non so.

 

 

 

Adesso siamo a casa.

È portentoso quello che succede.

E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.

Forse ci sono doni.

Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.

C’è un molto forte richiamo

della specie ora e come specie adesso

deve pensarsi ognuno. Un comune destino

ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.

 

O tutti quanti o nessuno.

È potente la terra. Viva per davvero.

Io la sento pensante d’un pensiero

che noi non conosciamo.

E quello che succede? Consideriamo

se non sia lei che muove.

Se la legge che tiene ben guidato

l’universo intero, se quanto accade mi chiedo

non sia piena espressione di quella legge

che governa anche noi – proprio come

ogni stella – ogni particella di cosmo.

 

 

 

Se la materia oscura fosse questo

tenersi insieme di tutto in un ardore

di vita, con la spazzina morte che viene

a equilibrare ogni specie.

Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,

guidata. Non siamo noi

che abbiamo fatto il cielo.

 

 

 

Una voce imponente, senza parola

ci dice ora di stare a casa, come bambini

che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,

e non avranno baci, non saranno abbracciati.

 

Ognuno dentro una frenata

che ci riporta indietro, forse nelle lentezze

delle antiche antenate, delle madri.

 

 

 

Guardare di più il cielo,

tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta

il pane. Guardare bene una faccia. Cantare

piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta

stringere con la mano un’altra mano

sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.

Un organismo solo. Tutta la specie

la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.

 

 

 

A quella stretta

di un palmo col palmo di qualcuno

a quel semplice atto che ci è interdetto ora -

noi torneremo con una comprensione dilatata.

Saremo qui, più attenti credo. Più delicata

la nostra mano starà dentro il fare della vita.

Adesso lo sappiamo quanto è triste

stare lontani un metro.

Fonte della poesia: https://www.doppiozero.com/