Italici on the road
In Islanda ad ascoltare la voce dei vulcani
In Islanda ad ascoltare la voce dei vulcani

Milano, fine luglio. Sono le 8 di sera ma fa ancora un caldo pazzesco. Leonardo Piccione ci guarda speranzoso: «Entriamo, che c’è l’aria condizionata?». Lui, che nell'ultimo periodo ha passato tre inverni e due estati in Islanda, a questo clima non c'è più abituato. «E neanche alla città, a dire il vero», confessa davanti a una birra.

Albania, atto unico
Albania, atto unico

Eri parla un italiano perfetto, ha giusto una leggera cadenza difficile da decifrare. Non lo diresti che è straniera, e ormai ha passato tanti anni nel nostro Paese – più di venti – che quando torna a casa nei negozi la scambiano per turista, gli amici la chiamano “la milanese”. Casa è Tirana, in Albania, ed è soprattutto per questo che ci tenevamo a incontrarla, perché l’Albania è stato uno dei nostri viaggi mancati del 2020, uno dei primi che faremo appena finirà questa dannata pandemia. 

Tra Friuli e Slovenia c'è un po' di Georgia
Tra Friuli e Slovenia c'è un po' di Georgia

E' passato qualche anno dal nostro viaggio in Georgia ma, a parte quella sera nella regione dei vini del Kakheti, di cui dopo la seconda degustazione non conserviamo memoria, il resto ce lo ricordiamo come fosse ieri: le vette, i cieli azzurrissimi, il khachapuri con tanto di quel formaggio che basta la parola per sballarti il colesterolo. 

Italici fino alla fine del Mondo
Italici fino alla fine del Mondo

Vedi i casi della vita. Facendo autostop per tornare a casa dalla laguna Esmeralda, nell'estrema punta sud della Patagonia argentina, veniamo caricati da un signore simpatico, che, saputo della nostra estenuante ricerca di italici, ne fa un punto d'onore di darci una mano. Mezz'ora dopo sorseggiamo succo di frutta nel salotto di Maria Pontoni, 78 anni, fino a poco tempo fa presidentessa della Sociedad italiana di Ushuaia, nonché una delle cinque persone rimaste dei primi italiani che sbarcarono in città alla fine degli anni Quaranta. 

Il Giappone tra le vigne
Il Giappone tra le vigne

La prima cosa che ci colpisce in questa storia è che ad aprire la prima azienda di vini biologici in Toscana sia stato un giapponese. La seconda, che questo giapponese sia arrivato in Italia negli Anni 60, all’avventura, in sella a una motocicletta. Bastano questi due dettagli per capire che si tratta di una vicenda bellissima, quasi una favola. Proprio di quelle che a noi piacciono tanto.

Whisky, fish and chips
Whisky, fish and chips

Giorgia Cavalli, friulana di Codroipo, la incontriamo a Pitlochry, in Scozia, dove vive da tre anni e mezzo. Lavora alla Blair Athol, una delle distillerie più antiche del Paese, fondata nel 1798 nei pressi del torrente Alt Dour dal quale attinge acqua pura per il suo whisky: è bastato questo a convincerci a fare una deviazione non prevista e ora eccoci qui, circondati da alambicchi e botti, ad ascoltare il suo racconto. 

Campeggio
Un campeggio chic in paradiso

«Anche Samloem avrà le sue strade e i suoi big resort. Un po' triste per me che ho visto questi luoghi ancora vergini».

La Cambogia cambia in fretta. Ce ne siamo accorti l’anno scorso, viaggiando veloci nel corso del nostro tour di sei mesi. Ce lo conferma Leo Mannori, uno degli italici conosciuti all’epoca, che ora ci scrive per aggiornarci. «Ancora qualche anno poi chissà se questo posto farà più per me». I cinesi investono massivamente, Sihanoukville - la città della costa da cui ci si imbarca per le isole - è un cantiere. I prezzi sono saliti alle stelle e i turisti, ormai, si riversano a Koh Rong e Koh Rong Samloem. Il che per Leo potrebbe essere un bene, visto che con i turisti ci lavora. Ma quando l’abbiamo incontrato tutto ci era sembrato fuorché un imprenditore a caccia di ricchezza.

 

L'italiana di Salalah
L'italiana di Salalah

Di primo acchito Salalah non ci sembra un granché. Sarà che arriviamo di sera dopo dieci estenuanti ore d’auto, sarà che il nostro albergo è sullo stradone per l’aeroporto e il paesaggio non è dei più allettanti, ma anche dopo una prima esplorazione la città – la seconda dell’Oman e la più importante del sud, anche se ha solo 200 mila abitanti – non finisce di convincerci. 

Costruire il futuro a San Paolo
Costruire il futuro a San Paolo

Ludovica è la nostra prima italica cento per cento virtuale, che non incontriamo di persona e non vive in un luogo che abbiamo visitato. La intervistiamo via Skype in piena emergenza coronavirus, chiusi in casa noi a Milano, lei a 9.500 chilometri e cinque ore di fuso più a ovest, a San Paolo del Brasile.

Dottor Marta
Dottor Marta

Marta ci piace dal minuto uno perché parla molto e lo fa come se ci conoscessimo da sempre. Ogni tanto si scusa per il fiume di parole, ma a noi sta bene così – in fondo siamo qui per questo, per ascoltare la sua storia – tanto più che quello che ci racconta è piuttosto divertente: quella volta che ha ospitato una tartaruga di 28 chili nella vasca di casa, quell’altra che ha fatto breccia nel cuore di un pennuto che beccava tutti tranne lei, quell’altra ancora che ha aperto la porta della clinica e si è trovata davanti un montone malandato (lontano cugino del nostro?).

Il vulcano attivo di Luang Prabang
Il vulcano attivo di Luang Prabang

Chiamarlo “ristoratore” sarebbe riduttivo. Per Simone Scalas, proprietario e chef dell’Isola dei Nuraghi di Luang Prabang, preferiamo un bouquet di altre definizioni: imprenditore, avventuriero, filosofo. Anche un po’ comico, vista la sua verve e una certa somiglianza con Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo.

 

Il giardino segreto di Siem Reap
Il giardino segreto di Siem Reap

La via, Valentina Street, porta il suo nome. “Non è stata una mia idea, l’ha rinominata così un mio amico su Google Maps”, ci dice lei. Il resto, invece, è tutta farina del suo sacco. Quattro anni fa Valentina Chiodi ha preso in affitto una bella casa a Siem Reap, non troppo lontana dal centro ma abbastanza per non subirne il chiasso e la ressa, e l’ha trasformata in un bed & breakfast con tre camere e un giardino rigoglioso dove oziare al fresco

Il cuore cileno dell'Isola
Il cuore cileno dell'Isola

«Quando apri la porta ti capita sempre qualcosa di buono». Chiara e Gigio non lo dicono tanto per dire, ci credono davvero. Ci stanno subito simpatici. Li conosciamo una sera a cena, a casa loro: noi a tavola con sei estranei, loro ai fornelli a preparare spaghetti all'amatriciana. Siciliana lei, cileno lui, sono i cuochi della Picà dell'Isola, un home restaurant frequentato da milanesi curiosi, turisti di passaggio e sperimentatori sociali. Mangiamo fino a scoppiare, ma alla fine chiediamo ancora qualcosa: la loro storia. Ché si sa, a noi le storie piacciono quasi come il cibo, anzi di più. E questa, poi, è proprio bella.

 

Le due facce di Lima
Le due facce di Lima

Lui fa affari nel quartiere dei ricchi, lei si avventura tra le baracche della gente mala – muy mala – dove agio e comodità non esistono, figurarsi la sicurezza. Carlo Piperno e Gabriella Fioramonti, gli italici che incontriamo a Lima ad aprile 2018, non potrebbero essere più diversi, né meglio rappresentativi dei due volti della capitale peruviana.

L'italico che non ha mai visto l'Italia
L'italico che non ha mai visto l'Italia

Il nome lo deve a Sacchi, il passaporto al bisnonno camionista, emigrato in Eritrea dal Piemonte. In Italia, però, l'italiano Arrigo non c'è mai stato: il suo primo viaggio fuori dall'Etiopia, dove la famiglia si è spostata negli Anni 70, è in programma per aprile, quando finalmente sarà lui, che con i turisti ha a che fare tutti i giorni, a venire a fare il turista dalle nostre parti. 

Ma che bell'Ostello!
Ma che bell'Ostello!

Birmania, novembre 2017. Il nostro viaggio di sei mesi tra Asia e Sud America è appena cominciato, siamo a caccia di italici e la fortuna ci sorride. All’Ostello Bello di Mandalay, seconda città del Paese, arriviamo nel bel mezzo di una festa, mentre si celebra il compleanno della struttura, nata due anni prima da una costola dell’omonima milanese.

Fate la pizza, non fate la guerra
Fate la pizza, non fate la guerra

«Si taglia a fette, è fatta apposta per essere condivisa. E poi è universale, perché alla base puoi aggiungere qualsiasi condimento. È anche per questo, per la sua filosofia, che Mr Masuko si è innamorato della pizza». Giang Tran, responsabile marketing di Pizza 4P’s, catena di pizzerie aperte in Vietnam da un giapponese, è orgogliosa del suo capo (che era troppo occupato e quindi ha mandato lei a incontrarci).

La signora degli specchi
La signora degli specchi

Dici casa degli specchi e pensi luna park. Poi un giorno arrivi a Kuwait City e ne trovi una che è un'opera d'arte, una vera e propria abitazione-museo tutta da esplorare. E che sorpresa quando la scopri creata da un'italiana, che a 83 anni suonati ancora ti accoglie con un sorriso, una fetta di torta e una tazza di tè prima di guidarti nei meandri del suo palazzo incantato!

Viva le Mammas!
Viva le Mammas!

Siamo d’accordo, mangiare italiano all’estero non si fa. A meno che tu non sia in giro da mesi, preda dell’astinenza da pizza che tutto giustifica, o che tu all’estero non ci viva, in costante e prostrante stato di privazione, circondato da gente che scuoce gli spaghetti per cultura e li condisce con il ketchup. Ben venga allora il ristorante tricolore, purché vero e verace, con la pasta fatta a mano e la mozzarella autoprodotta, a portare sollievo a chi dimora nella nostalgia dei sapori di casa. 

L’italico che non ti aspetti
L’italico che non ti aspetti

Incredibile ma vero, ne abbiamo trovato uno anche qui, sulle montagne del Vietnam settentrionale, a pochi chilometri dal confine cinese. Contro ogni pronostico, persino Ha Giang, dove di italiani residenti pare non esserci l’ombra, ha il suo italico.  

Il costruttore di sogni
Il costruttore di sogni

L’appuntamento è fuori da un supermercato di quelli belli, dove fanno la spesa gli expat e i birmani bene. «Vi aspetto all’ingresso con una baguette sotto il braccio». Stasera a cena siamo ospiti di Alberto Peyre, l’architetto italiano che negli anni 90 ha costruito il primo resort di lusso a Ngpali, località balneare tra le più esclusive di tutto il Myanmar. 

Piccoli fan...ad Hanoi
Piccoli fan...ad Hanoi

Lei si chiama Kimmie, ha 32 anni e lavora come assistente in uno studio di tattoo. Lui è Lâm, redattore 29enne di un sito sportivo. Vivono entrambi ad Hanoi, ma non si conoscono, né forse si incontreranno mai, perché la città è grande e loro molto diversi. Eppure qualcosa in comune ce l’hanno: la passione per l’Italia.

Italici on the road
Italici on the road

La nuova rubrica di Italica net nasce dall'impegno di Federica (giornalista) e del suo compagno Giorgio (ingegnere) che, in viaggio per il mondo, hanno raccolto diverse storie di italici. Uomini e donne dall'Europa, dall'America Latina e dall'Asia racconteranno i loro sogni, le loro aspirazioni, le loro sconfitte, ma soprattutto i successi che hanno vissuto sotto il segno dell'italicità.