Ciao Francesco, parlaci di te
“Dopo la laurea all’università di Torino sono arrivato negli Stati Uniti con una Fulbright Fellowship. Prima in un college di arti liberali del Connecticut (posto molto gradevole). Poi mi sono trasferito a Baltimora dove ho preso il dottorato alla Johns Hopkins University. La mia prima cattedra è stata in Canada, a Dalhousie University, e dal 2010 sono a Georgetown, dove insegno letteratura italiana, però soprattutto quella medievale: gli studi sulla canzone italiana sono una piacevole ramificazione della mia specialità principale”.
So che hai anche pubblicato dei libri?
“Il mio studio principale è un’analisi dei luoghi musicali nella Commedia dantesca (Dante’s Journey to Polyphony, University of Toronto Press, Toronto, 2010). Più di recente ho pubblicato La citazione è sintomo d’amore (Carocci, 2016), uno studio della memoria letteraria nei cantautori.
Ho curato un volume della fortunata serie Lectura Boccaccii (The Decameron Third Day in Perspective: University of Toronto Press, Toronto 2014) e diversi saggi su Dante, Petrarca, Boccaccio, Berto, Pasolini, Primo Levi”.
A quali progetti lavori ora?
“Attualmente sto preparando una monografia sul modo in cui Dante anima, quasi teatralmente, la propria poesia attraverso la rappresentazione della danza e del dramma liturgico. Altrove sto pubblicando uno studio degli episodi musicali del Decameron. E poi ovviamente ItalianSongWriters.com.
L’idea è di offrire le traduzioni dei testi, con link a Youtube ovviamente, ma anche di fornire commenti critici e contesto storico-culturale.
Le canzoni sono un’ottima fonte e strumento didattico per insegnare non solo la lingua, ma la storia del nostro paese. ItalianSongWriters.com è un sito al quale collaborano diversi colleghi di grande valore che hanno scritto un commento su un cantautore/cantautrice o su una canzone”.
Ho sempre trovato i testi delle canzoni più banali e superficiali rispetto ai versi delle poesie. E’ solo un’impressione mia?
“Be’, può avere a che fare con il meccanismo del mercato discografico e della riproducibilità tecnica (ne aveva scritto Walter Benjamin), con la cultura di massa e con i nostri parametri di giudizio. Tuttavia non è detto che sia sempre così: esistono canzoni profonde e complesse come ci sono anche delle brutte poesie.
L’importante è non aspettarsi dalla canzone ciò che compete alla poesia e viceversa: sono due forme d’arte distinte, con regole e caratteristiche diverse e, certo, qualche punto in comune, ma con obiettivi e mezzi sostanzialmente differenti.
Umberto Eco nel ‘64 aveva iniziato una riflessione sulla cultura pop in Apocalittici e integrati, che comprendeva anche un saggio sulla musica di consumo. Credo sia ancora oggi un valido punto di partenza per chi volesse approfondire”.
Come si scrivono le canzoni di qualità? Cosa serve per essere un nuovo Mogol?
“Se sapessi rispondere sarei io il nuovo Mogol, però posso dire per esempio che Mogol e Battisti scrissero canzoni straordinarie perché con il loro lessico quotidiano, colloquiale, hanno accelerato la standardizzazione dell’italiano parlato, rivoluzionato il linguaggio della canzone e contribuito a definire un’identità, quella della nuova società Italiana urbanizzata, borghese e moderna.
Battisti cantava, con una voce non potente e non lirica, quasi sofferente, mettendo in scena il mondo sentimentale privato dei giovani, ma soprattutto dell’uomo borghese italiano degli anni ’60. Quasi tutti i cantautori di successo di questi anni hanno incontrato il favore del pubblico grazie a un linguaggio quotidiano, vicino al parlato (il che non significa banale), con musiche orecchiabili e - senza dubbio- grazie alla costruzione di un personaggio mediatico che vendesse i dischi”.
Hai mai scritto canzoni?
“Certo, anzi per un periodo (piuttosto breve) pensavo che sarebbe stata la mia professione. Ma temo di non essere stato capace di adattarmi al mondo dello show business, così ho cambiato direzione. Però tuttora scrivo e pubblico poesie”.
Qual è il tuo cantautore preferito?
“Difficile dirne uno solo, devo menzionare almeno Baglioni, Pino Daniele, De André, De Gregori, Silvestri. Ma ovviamente la mia selezione, basata su un criterio di rilevanza da me arbitrariamente stabilito, la trovate su ItalianSongWriter.com”.
Luca Passani