La produzione di Paolo Manazza colpisce il pubblico tramite tutti e cinque i sensi ma, in questo contesto, si è concentrata specificatamente sulla vista: il colore sembra, a partire dal titolo della mostra e delle opere stesse, l’elemento centrale delle composizioni. Inoltre l’esposizione mira anche a porsi come “tributo” ai grandi artisti del passato, identificando proprio nella Francia il fulcro dell’arte figurativa europea. Non a caso la mostra è stata allestita fra due vie dedicate a Paul Cézanne e Paul Baudry.
Questo concetto è stato brillantemente esposto dal critico Marco Meneguzzo:
“Parigi è il posto giusto per la pittura di Paolo Manazza, me ne sono accorto entrando nel suo studio e vedendo un grande lavoro verticale, astratto, cromaticamente solare, con stesure “àplat” ma ancora materiche, ancora con il ricordo della pennellata che inspessisce il colore nel momento in cui abbandona il contatto con la superficie. Un quadro felice e nostalgico assieme, come lo sono ad esempio i quadri di Pierre Bonnard e, soprattutto, di Nicolas De Staël”.
Paolo Manazza è un artista che si interroga costantemente sul rapporto che intercorre tra forma e colore, oltre a vagliare ogni possibilità che la sua arte gli permette di esplorare. In quest’esposizione ha voluto unire la forza della gestualità e le vibrazioni del colore.
Un catalogo, edito da ARP, con testi di Mimmo Di Marzio, Alan Jones, Matilde Nuzzo, Stefania Salvatore e Danilo Taino, ha accompagnato la mostra.