Pier Paolo Spinazzè copre col “cibo” graffiti e simboli neofascisti

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Cibo è il suo nome d’arte e da circa quindici anni ripulisce le mura di Verona e provincia da tutti i messaggi d’odio e violenza, comprese svastiche e croci celtiche.

Il cibo per Spinazzè non è solo un nutrimento per il corpo, ma è un impegno sociale.  Il cibo, uno dei simboli fondamentali nella diffusione della cultura italiana, grazie a questa iniziativa si carica di un nuovo significato: la lotta alla violenza

L’artista riproduce frutta, verdura e piatti tipici italiani sopra i simboli neofascisti e nazisti dipinti sulle mura della città. Mozzarelle giganti, primi piatti al pomodoro, spicchi di parmigiano prendono il posto dei messaggi violenti.

Ma per quale motivo Spinazzè ha dato vita a questa azione artistica?

In un’intervista Cibo ha spiegato: "Ho visto i segni della violenza neofascista sui miei amici. Undici anni fa un gruppo di neofascisti ha ucciso un collega studente universitario. Dopo quel giorno ho deciso che era abbastanza; e anche se non era molto, avrei dovuto fare qualcosa al riguardo".

Ed è così che ha deciso di sfruttare con arte, cultura e ironia, la cucina italiana, facendola diventare una potente arma contro la violenza.

Il progetto di Spinazzè è di grande successo, da quando ha iniziato centinaia di simboli d’odio sono stati ricoperti, conta oltre 180.400 follower su Instagram e quasi 62.700 mi piace su Facebook.

L’artista non solo ha ripulito la città di Verona dai simboli che evocano  violenza e terrore storico, ma lo ha fatto utilizzando ciò che è comprensibile a tutto il mondo: il cibo. Come afferma l’artista "a tavola non c’è discussione ".