Il potere curativo dell’arte

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Alcune recenti ricerche confermano che la terapia dell’arte ha influenze benefiche sul benessere psicofisico dell’uomo.

La cultura oggi non coincide più interamente con il luogo di nascita. Crescono identità miste - sempre meno classificabili in modelli predefiniti - che si ispirano a valori universali transnazionali. In questo contesto globalizzato, l’arte e la cultura rappresentano per l’uomo non solo uno strumento di evoluzione, ma anche di cura.

È veramente possibile migliorare il nostro ‘benessere emotivo’ facendo appello alla nostra sensibilità artistica?

Visite gratuite ai musei come terapia

In Canada l’arte viene riconosciuta come un supporto ai farmaci e le visite gratuite al museo vengono prescritte dai medici per curare alcuni disturbi del corpo o della mente. Quando visitiamo un museo secerniamo infatti alcuni ormoni che sono responsabili del nostro benessere.

Il progetto sperimentale “The Art Hive” - operativo da novembre 2018 - è uno dei più recenti esempi di arte-terapia. Secondo questo approccio medico la visita di una mostra, o momenti di contatto diretto con l’arte aiutano chi sta soffrendo. Ogni medico ha a disposizione 50 visite gratuite  per altrettanti pazienti che ne potrebbero trarre beneficio. Tra un anno, gli esperti faranno un primo bilancio per verificare i risultati raggiunti.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il ritorno della Poesia

La poesia offre un solido appiglio contro la deriva dell’anima, un porto sicuro in cui rifugiarsi nei momenti di tempesta.

La rivista letteraria “The Paris review” offre la possibilità ai lettori di condividere i propri turbamenti con tre poeti che rispondono alle lettere consigliando le poesie più adatte a lenire i disagi interiori (depressione, scarsa autostima, senso di abbandono, solitudine…).

Isabella Leardini, nel suo libro “Domare il drago” racconta l’esperienza dei laboratori di scrittura poetica per adolescenti e giunge alla conclusione che la poesia provochi una “sensazione di biochimica soddisfazione, come dopo una corsa, come il respiro dopo un bel pianto”.

La poesia ha conquistato rapidamente anche il mondo dei social che utilizza la scrittura come veicolo principe per esprimere le emozioni.

La musica plasma il cervello

Simone Ritter dell'Università olandese Radboud e Sam Ferguson dell'Università della Tecnologia di Sydney hanno cercato di capire se e in che modo la musica influenzi le funzioni cognitive e la creatività.

Lo studio, pubblicato su PLOS One analizza l'effetto del silenzio e di 4 composizioni classiche con differenti valenze emozionali  (calma, triste, allegra, ansiogena) su un campione di 155 persone impegnate a rispondere ad alcuni questionari pensati per valutare due dimensioni cognitive: il pensiero divergente - che consente di trovare più soluzioni alternative e originali a un problema e il pensiero convergente - che tende a focalizzarsi e a strutturare una soluzione. Questi, in sintesi, i risultati:

  • la musica allegra influenza e stimola il pensiero divergente
  • la capacità di pensare in maniera creativa viene stimolata dall’ascolto di melodie che producono emozioni positive
  • la creatività e l'originalità non aumentano in caso di silenzio, o di ascolto di brani malinconici.

Il gruppo cui è stato proposto come brano allegro "La Primavera" di Vivaldi ha totalizzato, nella valutazione del pensiero divergente, un punteggio superiore di 15 punti rispetto al gruppo che non ha ascoltato musica.

Il suono è frequentemente utilizzato anche come supporto nei processi di apprendimento del movimento e nella riabilitazione. Un recente studio dimostra che l’uso di stimoli musicali nell’apprendimento di semplici compiti fisici sviluppa significativamente un’importante parte del cervello.

Secondo la nuova ricerca, sostenuta dall’Unione Europea, svolgendo un semplice compito fisico si incrementa la connettività strutturale nei fasci di fibre nervose  tra le regioni del cervello che controllano il movimento e l’ascolto.

I ricercatori hanno definito un paradigma di allenamento con video da proporre ai partecipanti: quattro sequenze di movimenti da effettuare con le dita della mano non dominante (la sinistra). Il panel è stato suddiviso in due gruppi: in uno vi era supporto musicale, nell’altro no.  L’allenamento è stato seguito  tre volte alla settimana per 20 minuti, nell’arco di quattro settimane. La risonanza magnetica è stata effettuata prima e dopo il training.

I risultati hanno dimostrato che la musica è in grado di influenzare rapidamente la struttura cerebrale con un breve training motorio - uditivo non particolarmente intenso. Il Gruppo con ascolto di musica ha significativamente incrementato la connettività strutturale nei fasci di fibre nervose che collegano la regione motoria e quella uditiva del cervello.

Se davvero l’arte, la bellezza, la musica hanno il potere di curare l’uomo, il patrimonio artistico dell’Italia rappresenta una fonte inesauribile di stimoli positivi per tutti.