Giuseppe guardava l'orizzonte come si osserva un desiderio, come qualcosa da raggiungere per cercare di essere libero. Fin da bambina sua figlia Alessia, la regista, lo vedeva spesso affacciarsi alla finestra, domandandosi cosa fosse in grado di attirare la sua attenzione in modo così intenso.
Diversi anni dopo, durante un viaggio di ritorno a Napoli, città natale del padre, Alessia si ritrova a osservare nuovamente il padre. Il padre descrive la sua Napoli e la sua infanzia concentrata nel quartiere Vicaria, tra i migranti che affollavano la stazione. Il racconto di Giuseppe si focalizza anche sul tema della fuga nonché sulla paura dell'ignoto che accomuna gli emigranti italiani del secolo scorso con la valigia di cartone, ai migranti a bordo dei barconi dei giorni nostri. Nel film proposto, il ritorno a Napoli si trasforma in un'occasione unica per raccontare il viaggio di una vita e conoscere le proprie origini.
“Mi sono dedicata al tema della migrazione per sintetizzare la mia esperienza sia come giornalista che come dipendente di un centro di accoglienza in Svizzera, dove ho lavorato con persone che vivevano in fuga alla ricerca di un posto nel mondo” – dichiara Alessia Bottone.
L’opera si propone come un vero e proprio dialogo con i viandanti di ieri e di oggi, persone che custodiscono gelosamente le loro tradizioni e il loro passato, combattendo l’importante battaglia dell’integrazione in una terra nuova. Le immagini degli sbarchi di migranti albanesi del 1991 dell'Archivio Aamod e le riprese dei salvataggi in mare ad opera della ONG Sea Watch, restituiscono allo spettatore un quadro dalle tinte nostalgiche e a tratti fortemente amare. “La Napoli di mio padre” è un viaggio tra i suoni, i colori e i ricordi dei migranti di un’epoca lontana, e quelli più vividi degli esuli di oggi. Lo spettatore si trova difronte ad un racconto che esplora il disagio viscerale dell’uomo in fuga.
“Ho deciso di allontanarmi dai numeri e dalle statistiche per porre l'attenzione sulla paura dell'ignoto che accomuna gli emigranti italiani del secolo scorso con la valigia di cartone, ai migranti e richiedenti asilo sui barconi dei giorni nostri” - aggiunge la Regista.
La voce narrante di Giuseppe, il protagonista, ci accompagna per 20 minuti tra le strade e i vicoli di una Napoli che non esiste più ma continua a vivere nei suoi ricordi.
Potrete guardare il film su Mymovies.it in occasione del Festival Cinema Oltre dal 9 al 14 marzo 2021.
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Alessia Bottone è Regista, sceneggiatrice e giornalista laureata in Istituzioni e Politiche per i Diritti Umani e la Pace. Nel 2017 consegue il Master in Sceneggiatura Carlo Mazzacurati dell'Università degli Studi di Padova.
Nel 2017 le sono stati riconosciuti alcuni premi per le sue inchieste. Tra questi: il “Premio Giornalistico Claudia Basso” con l'inchiesta Pfas, il “Premio Alessandra Bisceglia” per la comunicazione sociale e infine il “Premio Massimiliano Goattin” per la realizzazione di una video inchiesta sulle barriere architettoniche. La Napoli di mio padre, è il suo primo cortometraggio a base di archivio.
LA NAPOLI DI MIO PADRE
Regia - Soggetto e sceneggiatura: Alessia Bottone
Montaggio e color correction: Martina Dalla Mura
Musiche originali: Luca Balboni
Montaggio del suono: Massimiliano Titi
Progetto grafico: Matteo Saccomani
Ricerche di archivio: Alessia Bottone, Alice Ortenzi, Claudio Olivieri, Milena Fiore, Cristiano Migliorelli
Consulenza esecutiva: Mariangela Galotto