Gli abiti presentati durante la sfilata uomo di D&G sono un elogio a Lorenzo il Magnifico. Durante la serata è possibile ammirare dei veri e propri capolavori su tessuto: cotte in piume con l’iris intarsiato, corone d’oro, giacche impreziosite con cristalli e ricche pietre. Ciò che viene proposto dal noto brand italiano è un vero e proprio Nuovo Rinascimento, che nella ricchezza di forme tessuti e ricami non fa mancare il collegamento diretto con lo storico periodo di rinascita italiano. Diverse le vestaglie stampate con i soggetti del Vasari, elemento che ancora una volta stabilisce un forte contatto con il passato illustre della cultura italica.
L’evento, durato tre giorni, è un progetto speciale per Pitti Immagine. La sfilata dell’Alta Sartoria si è tenuta nella suggestiva location di Palazzo Vecchio che, con i suoi affreschi del Vasari, ha avvolto le creazioni dei due stilisti mostrando il legame della collezione con la storia che la città esprime da secoli. L’artigianato e l’alta qualità delle produzioni all’italiana sono alcuni degli elementi cardine che rendono unica la civilizzazione italica all’estero. Domenico Dolce e Stefano Gabbana, in una intervista rilasciata alla testa Style, testimoniano il forte legame dell’alta moda con l’eccellenza dell’Artigianato dichiarando:
“L’amore che abbiamo per il fatto a mano ci ha portato a pensare alle Botteghe e quindi al loro coinvolgimento nella collezione dell’Alta Sartoria. Siamo venuti a Firenze appena la situazione ce l’ha consentito. Il viaggio è stato un momento per capire in che modo si poteva coinvolgere un’arte, l’Artigianato, che nasce da un “dono divino” che riceve chi con le mani costruisce degli oggetti che spremono sapienza. Abbiamo coinvolto gli artigiani, anche quelli giovanissimi che amano il mestiere, perché siamo convinti che il talento deve tornare sotto i riflettori. L’Italia è basata sull’artigianato, sulla sapienza del fatto a mano. Va data enfasi a questo settore perché è la base dell’Italia. Contro l’appiattimento prodotto dall’omologazione, il Sapere del fare manuale costituisce un marchio di fabbrica. Ed è questo che distingue la cultura italiana: noi italiani sappiamo creare bellezza non certo siamo programmati per appiattirci sul mass market”.
Il presidente Piero Bassetti aggiungerebbe poche parole (contenute nel suo libro “Svegliamoci Italici!”) a precisazione del discorso dei due stilisti: “Uno dei primi orizzonti incarnati dall’italicità potrebbe essere la creazione di «comunità di pratica» che presenti eccezionali riverberi sull’occupazione giovanile e sulle avanguardie produttive. L’italicità apre ad una nuova sfida: intrecciare due avanguardie, quella della tecnologia e quella del saper creare bellezza, così da generarne una inedita e pronta al futuro. È in campi come questo che l’italicità può misurarsi adeguatamente all’interno di nuclei d’incontro globali, terreni di sperimentazione delle sue potenzialità e della sua capacità di ibridare, innervare e creare prodotti, mobilità, lavoro e nuovi percorsi globali”.
Dolce e Gabbana, già ottimi operatori di italicità nel mondo, accetteranno la sfida?