Per facilitare la ricerca sull’energia dal mare nel 2010 era nato il progetto Marinet: una rete finanziata dall’Unione Europea che era riuscita a mettere in dialogo strutture, metodologie e risorse provenienti da 29 centri di ricerca di 11 Paesi europei, tra cui l’Italia. Il Cnr possiede una importante capacità di ricerca sul campo: nasce nel 1927 a Roma come Istituto nazionale per studi ed esperienze di architettura navale (Insean) con la più grande vasca italiana per lo studio degli scafi. Inizialmente il suo obiettivo era quello di supportare tecnicamente la marina militare. Finita la Seconda guerra mondiale l’Istituto pone le sue conoscenze a disposizione della navigazione civile. E oggi, dopo essere entrato nel Cnr ed aver cambiato denominazione, dispone di una rete di infrastrutture di ricerca sperimentale di prim’ordine, tra cui due bacini rettilinei, il più grande dei quali, con i suoi 470 metri di lunghezza è il quarto al mondo per dimensioni.
La tecnologia messa a punto nelle vasche del Cnr-Inm convertirà, in Canada, le correnti marine della Baia di Fundy in energia elettrica, con una potenza di picco di 420 kW.
In una intervista rilasciata a Repubblica il ricercatore Francesco Salvatore, responsabile per il Cnr del progetto MaRINET-2 afferma: “abbiamo sia le competenze teoriche che la capacità tecnica di sperimentare i dispositivi ideati. Ci occupiamo di sostenibilità e sicurezza del trasporto navale e di efficienza energetica delle imbarcazioni, ma a margine di questi studi è nato un nuovo filone di ricerca: nel 2005 studiando eliche per le navi abbiamo cominciato anche a ragionare sulle cosiddette turbine idrocinetiche, che si basano sul meccanismo inverso”.
Secondo alcune stime più attendibili circa il 20% dell’attuale fabbisogno di elettricità potrebbe essere soddisfatto dall’energia marina.