Centro – periferia: una rete da costruire

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Nel luglio 2020, l’associazione Globus et Locus ha stimolato la nascita di un laboratorio di riflessione e dialogo che vede la partecipazione di alcuni esponenti delle nuove generazioni, localizzati in Italia e all’estero. I ragazzi, dopo aver approfondito alcuni aspetti del glocalismo, sono stati chiamati ad interrogarsi su alcune delle tematiche ritenute centrali secondo la loro generazione. L’obiettivo è stato quello di analizzare con un approccio inedito, innescando un dialogo intergenerazionale tra esperti senior e lavoratori - studenti junior, i fenomeni generati dal glocalismo. Lo scorso primo febbraio il gruppo ha ragionato sul rapporto tra centro e periferia, insieme al Prof. Lanfranco Senn, professore emerito di Economia Regionale e Urbana all'Università Bocconi di Milano, alla Dott.ssa Valeria Aniello, esperta di politiche di coesione territoriale e al Presidente di Globus et Locus Piero Bassetti.

Qual è il senso di discutere di centro e periferia? Quando si vuole riflettere sulle parole bisogna avere consapevolezza che i termini non sempre hanno un’interpretazione e un significato unico. Prima ancora di analizzare il rapporto tra centro e periferia è utile sottolineare come le due parole non debbano essere circoscritte solo a concetti spaziali e quanto tutte le analisi che utilizzano il paradigma centro - periferia debbano riferirsi a qualcosa che trascende la Geografia.

“Io partirei da questa riflessione, come le parole si portano dietro tutta una serie di arcaicità dalle quali è molto difficile liberarsi. Se si chiede: si sta meglio in centro o in periferia? Tutti risponderanno in centro. Questo non è assolutisticamente vero perché oggi i benestanti preferiscono stare alla periferia. Centro e periferia non vogliono dire niente a seconda che si cambi la tematica rispetto alla quale il centro è meglio, la periferia peggio” - ha dichiarato il Presidente Bassetti ad inizio intervento.

Il mondo contemporaneo tende a risolvere attraverso il meccanismo di trascendimento i problemi evocati dal binomio centro – periferia, e lo fa utilizzando la rete. Ragionare incasellando il problema in uno schema fisso, limita e impedisce di comprendere pienamente la problematica del nuovo millennio. Oggi sta svanendo la contrapposizione tra globale e locale perché le due cose si uniscono nel rapporto spazio – tempo e la tecnologia consente di rendere indifferente la posizione centrale da quella periferica. Nella città, il centro era un esempio clamoroso del fatto che distanze corte portavano ad una impostazione centrale, oggi, invece, la velocità muta la natura delle relazioni.

“Se le cose oggi non funzionano è perché la nostra tradizione culturale ci porta a stabilire gerarchie di valori affidandole a gerarchie di dimensioni che non hanno niente a che fare con i valori. Ad esempio, il valore di bellezza di un territorio non corrisponde alla sua ubicazione centrale, un posto piccolo può essere più bello di un posto grande” - ha aggiunto Bassetti.

Il discorso ha poi toccato l’aspetto dei progressi tecnologici che riducono le distanze geografiche. In una logica reticolare dove la vicinanza concessa è quella virtuale, anche il rapporto tra centro e periferia ha mostrato possibili evoluzioni. Con il telelavoro, ad esempio, la prospettiva è quella di una fuoriuscita parziale della popolazione del terziario dalle città verso le periferie. Questo comporta che in un qualche modo si continui a lavorare come nei ritmi urbani ma senza vincolarsi ad una centralità delle città.

“Ciò che mi chiedo è: come dobbiamo immaginarci questa idea di una fuoriuscita dei lavoratori da questi centri cittadini? Dobbiamo immaginarci uno spazio digitale in cui sta confluendo tutto il mondo del lavoro come totalizzante che va a prendere tutte le aree geografiche? E in che modo possiamo pensare di concepire la periferia o anche ciò che non è città come anche una reale alternativa a questa dinamica? Come facciamo a preservare un luogo che riesce a rimanere esterno a queste logiche?” questi gli interrogativi di Federico.

Il prof. Lanfranco Senn ha provato a rispondere ai partecipanti della rete: “Sarei molto cauto sulla questione del rovesciamento indotto dalla digitalizzazione dei rapporti centro e periferia. Oggi la maggior parte degli studi conferma che la digitalizzazione introduce gradi di libertà localizzativa sia delle persone che delle imprese molto alti ma non li elimina. Non li elimina per due motivi: sia per le relazioni interpersonali, i rapporti faccia a faccia contano tantissimo, e poi vediamo che le aziende stanno riorganizzando le attività in termini di combinazione tra presenza fisica e rapporti digitali. La sostituzione del digitale con le relazioni personali è improbabile e questo avviene non solo per le relazioni tra persone ma anche per gli spostamenti dei beni e delle merci. Immaginare che la centralità urbana sia sostituita dal digitale, anche per virtù dello smart working è altamente improbabile o comunque non totalizzante. Aggiungo a questo il fatto che la centralità urbana ha ancora a che fare con le economie di relazione”.

“Abbiamo avuto una forte spinta allo smart working che ci ha portato a credere che noi potessimo ripopolare le periferie. Per quanto riguarda lo smart working, c’è una parte di lavoro che è cambiata e che resterà in smart working e quindi le persone si spostano e si sposteranno di meno. Non basta però avere un pc per vivere in un posto perché c’è bisogno di relazionalità e c’è bisogno anche di servizi pubblici essenziali e quindi la presenza di scuole, di servizi culturali, trasporti, sanità” - ha aggiunto la Dott.ssa Aniello.

Pensare alle nuove tecnologie come collante tra centro e periferia, o addirittura come territorio alternativo sul quale poter annullare il divario si trascina una serie di problematicità che sono state evidenziate da alcuni partecipanti al discorso. Lorenzo porta ad esempio il discorso sul piano del Metaverso: mi collego al tema del Metaverso. Mi spiace constatare che se osservo ciò che accade, vedo i fatti del mondo “reale” semplicemente trasposti nel mondo digitale. Nel Metaverso è eclatante il caso di qualche giorno fa di un individuo che per stare vicino ad un personaggio famoso, in quel caso un rapper, ha speso diverse migliaia di dollari per essere quindi al “centro” della sua visione, originando così un nuovo scenario di disparità tra centro e periferia. È però innegabile il fatto che la rete è uno strumento potentissimo se usato per avvicinare le persone portando a dei risvolti positivi non solo nella parte meta della realtà, ma nel lato vero del reale che viviamo tutti i giorni”.

La rete si configura come un ottimo sistema di connessioni, non solo come un forte apparato di tecnologia, in cui ci sono nodi e relazioni. Il problema urbanistico di oggi è il divenire, i sistemi aperti, e questa problematica si trascina dietro anche il ragionamento sul centro e sulla periferia. Se il sistema è un sistema aperto può essere che sovvertire la centralità del centro sia un guadagno.

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Questo articolo nasce dalla rielaborazione e la sintesi degli interventi dei ragazzi e degli esperti che hanno partecipato all’incontro di riflessione “Il rapporto tra centro e periferia” tenutosi nell’ambito del percorso “Laboratorio di riflessione giovani”. Il contributo nasce dalla collaborazione generosa di tutta la rete dei ragazzi coinvolti.