Glocal-inclusione, la sfida verso un'italicità inclusiva

La nostra contemporaneità è caratterizzata da quella che viene definita, secondo l’espressione del sociologo polacco Bauman, “società liquida”. Una società che modella il modo di concepire la vita e che ha subito un forte mutamento rispetto a tutta la storia antecedente agli ultimi decenni.Tuttavia, quest’esistenza liquida, e la possibilità di poter cambiare continuamente l’indirizzo e l’interpretazione delle nostre vite, trova dei fondamentali punti a cui ancorarsi e in cui contestualizzarsi nella cultura e nella storia. Attorno a questa consapevolezza dell’identità individuale si delinea quella che viene definita italicità. Un sentimento, tuttavia, che per molti non italiani di nascita, di “etnia”, diventa un’aspirazione spesso irraggiungibile.

In un contesto globalizzato, quale quello in cui viviamo, risulta cruciale il tema dell’inclusione-esclusione. E proprio in tale scenario la trasmissione dell’italicità potrebbe diventare un fattore cruciale di integrazione. Integrazione che chiama in causa il delicato tema dell’immigrazione, il tema dei profughi, dei migranti. Persone a cui spesso viene negato l’accesso a quell’italianità/italicità per noi quasi scontata e che, invece, andrebbe resa struttura portante di un vero e proprio impianto pedagogico. In sostanza, un sistema di valori, conoscenze e strutture made in Italy che andrebbero insegnate e promosse localmente proprio per poterle rendere globali.

Trovo molto affascinante questo concetto di italicità perché, come sottolinea Bassetti: «Riconoscersi in questa comunità non implica la rinuncia alle proprie identità e appartenenze nazionali, bensì è un invito a trascenderle e a potenziarle, aggiungendo alla realtà di cui ognuno di noi fa parte anche una seconda appartenenza più ampia e arricchente». Questa visione potrebbe, dunque, essere utilizzata come guida per affrontare una delle grandi sfide dei giorni nostri: le grandi migrazioni. La nostra cultura, o meglio, la nostra cultura resa effettivamente accessibile e fruibile, potrebbe divenire luogo sicuro in cui rifugiarsi.

I figli degli immigrati di oggi, avranno così la possibilità di nascere sul suolo italiano, primo passo per la costruzione di un’italicità Glocal. Apriamo dunque le porte e i porti dell’italicità. Abbiamo il dovere di includere e di inserire nella rete culturale italica tutte quelle persone, tutti quei migranti, troppo spesso obbligati all’emigrazione dai propri Paesi perché in fuga dalla violenza, dalla morte, i quali devono essere visti come futuri italici.

Per realizzare questo progetto di integrazione, anzi di duplice integrazione, quella degli stranieri nella nostra italicità e quella dei nuovi elementi propri degli immigrati nella nostra cultura, è necessario che la nostra classe politica si appropri e faccia suoi alcuni di quei valori peculiari della cultura italica e riconosciutici come tali in tutto il mondo. Valori che durante questa settimana di studi sono stati portati alla nostra attenzione dai docenti relatori tra cui la capacità di rinnovarsi, l’ibridazione, la qualità dello stile di vita.

L’occasione che la contemporaneità oggi ci offre, in conclusione, è quella di svolgere una riflessione collettiva che ci consenta di diventare portavoce all’interno dell’Europa e del mondo, nell’ottica di in un difficile futuro prossimo, di un rinnovato concetto di integrazione, di inclusione, ispirato ai valori italici.