Il "ritorno" del Mediterraneo - El "regreso" del Mediterràneo

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Questo è il primo contributo che nasce dalla collaborazione con Giancarlo Perversi, italico residente in Argentina protagonista di numerose attività culturali sul territorio. L'articolo compone il primo filone editoriale di Italica Net in doppia lingua: italiano – spagnolo. 

Ricordo che in una circonstanza, parlando della Sicilia, la conversazione ci portò alla considerazione che l’isola, per un largo periodo, rappresentò il centro del mondo conosciuto.

Le vicende storiche legate all’imporsi dell’Impero Romano, finirono per colocare il Mediterraneo come il fulcro della geopolitica del tempo. Essendo la Sicilia al centro del Mediterraneo...

Le infinite dominazioni alle quali fu sottoposta l’antica Trinacria non sono altro che testimonianza della necesita di controllare l’isola per controllare il Mediterraneo. Fu così per secoli!

Fu così fino a quando l’Europa al massimo della sua espansione militare e commerciale non “si embattè”, nel 1492 con il continente americano: l’apoteosi del dominio mondiale europeo finì per rappresentare l’inizio della fine della supremazia europea stessa.

A partire da quel momento il baricentro politico ed economico mondiale si spostò in America.

Intenso e profondo è l’attuale dibattito relativo all’espansionismo commerciale cinese come pure sulla straordinaria iniziativa che ha presso il nome di “Nuova Via della Seta”.

La denominazione citata (Via della Seta) ci induce a pensare in un cammino materiale, visibile che partendo da Chang’an si dirigeva verso il cuore dell’Europa.

In realtà non è mai esistita una strada nel senso letterale del termine: si trattava di percorsi paralleli che si incrociavano, che si divaricavano,che si sovraponevano e che arrivarono a noi con quella denominazione.

Nell’attualità il progetto cinese è ben distinto e più preciso, però ugulamente diversificato. La nuova via della seta è un insieme di ferrovie e rotte che, percorrendo direttrici parallele è divaricate, arrivano fino al cuore dell’Europa: fino al Mediterraneo che dovrebbe essere nel progetto il grande centro logistico europeo.

Se e quando il progetto cinese dovesse arrivare alla espansione prevista, potremmo assistere ad un fatto geopolitico assolutamente nuovo: il rittorno del Mediterraneo nel focus del Commercio Mondiale, e in conseguenza, della politica internazionale.

Questo grande progetto agita i pensieri dell’impero statunitense dato che, nel fluidificarsi delle relazioni commerciali di oriente e dell’occidente europeo, quello che attualmente è un blocco solo dal punto di vista geografico (il continente eurasiatico) finirebbe per trasformarsi da realtà solo fisica in realtà commerciale, industriale, ecc.

La “grande isola” rappresentata da America del Nord correrebbe il rischio di rimanere, appunto, “isolata”: per questo, leggitimamente, gli Stati Uniti ostacolano in tutte le maniere possibili la realizzazione del progetto. Ma questo è un altro discorso.

Quello che ci interessa è, ripetto, che di nuovo il Mediterraneo potrebbe tornare a giocare un ruolo fondamentale nella geopolitica mondiale.

Se nell’antichità, come abbiamo detto, la Sicilia era al centro del Mediterraneo, nell’attualità non possiamo  non osservare che sarebbe tutta la penisola italiana ad essere al centro di un Mediterraneo con la rilevanza progettata ed appena descritta.

C’è un solo paradosso nel raggionamento: la lingua di contatto per oleare le descritte, potenziali, relazioni commerciali ed industriali sarebbe proprio quell’inglese la cui massima espressione geopolitica, gli USA, risulta essere quella più minacciata.

La domanda è: può l’italicità giocare un ruolo fondamentale determinante nell’ipotesi descritta?

Se potessimo disporre di dati certi relativi alla presenza di italiani diretti ed italiani discendenti, di imprese italiane al 100% e di imprese miste con partecipazione italiana nell’area alla quale stiamo faccendo riferimento, potremmo avere un quadro estremamente descrittivo della influenza che la italicità potrebbe rappresentare in questo schema.

Con sicurezza ed a priori quello che possiamo affermare è che la cultura italica è profondamente presente nello spazio geografico descritto e che se assumessimo con piena coscenza questa realtà, sicuramente la nostra potrebbe non essere unicamente una partecipazione a titolo personale ed inviduale ma, bensì, organica e culturale.

 

GIANCARLO PERVERSI

 

 

 

 

 

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EL "REGRESO" DEL MEDITERRÁNEO

Recuerdo que en una circunstancia, hablando de Sicilia, la conversación nos llevó a considerar que la isla, durante un largo período, representó el centro del mundo conocido.

Los hechos históricos relacionados con el instaurarse del Imperio Romano terminaron por colocar el Mediterráneo como eje de la geopolítica de la época. Estando Sicilia en el centro del Mediterráneo ...

Las infinitas dominaciones a las que fue sometida la antigua Trinacria no son más que evidencia de la necesidad de controlar la isla para poder controlar el Mediterráneo. ¡Fue así durante siglos!

Así siguió siendo hasta que Europa en el apogeo de su expansión militar y comercial "chocó" con el continente americano en 1492: la apoteosis de la dominación mundial europea acabó por representar el principio del fin de la supremacía europea misma.

A partir de ese momento, el centro de gravedad político y económico mundial se trasladó en América.

El debate actual sobre el expansionismo comercial chino es intenso y profundo, así como sobre la extraordinaria iniciativa conocida como "Nueva Ruta de la Seda".

La mencionada denominación (Ruta de la Seda) nos lleva a pensar en un camino material y visible que, partiendo de Chang'an, se dirigía hacia el corazón de Europa.

En realidad, nunca hubo un camino en el sentido literal del término: se trataba de caminos paralelos que se cruzaban, divergían, se superponían y llegaban a nosotros con ese nombre.

Actualmente, el proyecto chino es distinto y más preciso, pero igualmente diversificado. La nueva ruta de la seda es un conjunto de vías férreas y rutas marítimas que, siguiendo líneas paralelas y extendidas, llegan al corazón de Europa: hasta el Mediterráneo, que debería ser el principal centro logístico europeo del proyecto.

Si y cuando el proyecto chino alcanzara la expansión esperada, podríamos presenciar un hecho geopolítico absolutamente nuevo: el regreso del Mediterráneo en el foco del comercio mundial  y, en consecuencia, de la política internacional.

Este gran proyecto agita el pensamiento del imperio estadounidense ya que, con la mayor fluidez de las relaciones comerciales de Europa Oriental y Occidental, lo que actualmente es un bloque solo desde el punto de vista geográfico (el continente euroasiático) acabaría transformándose desde una realidad puramente física, en  otra con perfil comercial, industrial, etc.

La “gran isla” que representa América del Norte correría el riesgo de quedar entonces “aislada”: por eso, legítimamente, Estados Unidos obstaculiza la realización del proyecto de todas las formas posibles. Pero este es otro asunto.

Lo que nos interesa es, repito, que el Mediterráneo podría volver a jugar un papel fundamental en la geopolítica global.

Si en la antigüedad, como hemos dicho, Sicilia estaba en el centro del Mediterráneo, hoy en día no podemos dejar de observar que es toda la península italiana la que estaría en el centro de un Mediterráneo con la descripta y recuperada importancia.

Solo hay una paradoja en el razonamiento: el lenguaje de contacto para aceitar las potenciales relaciones comerciales e industriales descriptas, sería precisamente el inglés, cuya máxima expresión geopolítica, Estados Unidos, es la más amenazada por el proyecto en marcha.

La pregunta es: ¿puede la italicidad jugar un papel determinante y fundamental en la hipótesis descripta?

Si pudiéramos disponer de datos confiables relativos a la presencia de italianos directos y de descendientes de italianos, de empresas 100% italianas y de empresas mixtas con participación italiana en el área a la cual nos estamos referiendo, podríamos tener una imagen extremadamente descriptiva de la influencia que podría asumir la italiacidad representada en este esquema.

Con certeza y a priori lo que podemos afirmar es que la cultura itálica está profundamente presente en el espacio geográfico descrito y que si tomáramos esta realidad con plena conciencia, seguramente la nuestra podría ser no solo una participación personal e individual sino, más bien, orgánica y cultural.

 

GIANCARLO PERVERSI