Rapporti 2018 AlmaLaurea: Profilo e condizione occupazionale dei laureati

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I Rapporti 2018 sul Profilo e sulla condizione occupazionale del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea hanno coinvolto i laureati di 74 università aderenti al Consorzio.

Profilo dei laureati –  2018

Il Rapporto sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 276 mila laureati nel 2017: 157 mila laureati di primo livello, 81 mila laureati magistrali biennali e 36 mila laureati magistrali a ciclo unico.

Nel 2017, il 46,2% ha conseguito il titolo di laurea nella stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Il 25,5% ha conseguito il titolo in una provincia limitrofa, il 12,5% è rimasto all’interno della stessa ripartizione geografica, il 12,5% ha conseguito la laurea in una ripartizione geografica differente da quella in cui si è diplomato. 

Le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord. Il 23,9% dei giovani del Sud decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord.

Dei laureati provenienti dall’estero, oltre il 90% sceglie un ateneo del Centro-Nord. La quota di laureati di cittadinanza estera è del 3,5% (2,6% nel 2007). Il 52,1% dei laureati esteri proviene dall’Europa, il 24,3% proviene dall’Asia e dall’Oceania (9,2% dalla Cina che era al 2,9% nel 2009). Il 14,3% proviene dal continente africano e il 9,4% dalle Americhe. I flussi di stranieri si indirizzano soprattutto verso specifici ambiti disciplinari: linguistico, architettura, economico-statistico, politico-sociale e ingegneria.

L’Italia è all’ottavo posto tra i Paesi OCSE per attrattività del sistema universitario di secondo e terzo livello: su cento studenti universitari che si recano in un Paese diverso da quello di origine, 2,6 scelgono l’Italia. Precedono Stati Uniti (26,3%), Regno Unito (15%), Francia (10,5%), Germania (9,8%), Australia (8,3%), Giappone (2,9%) e Canada (2,7%).

La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato un marcato miglioramento. Se nel 2007 concludeva gli studi in corso il 37,9% dei laureati, nel 2017 la percentuale raggiunge il 51,1%.

Il voto medio di laurea è sostanzialmente immutato negli ultimi anni ed è pari a 102,7 su 110 nel 2017.

Esperienze di studio all’estero

L’11,1% dei laureati del 2017 ha svolto esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di studi (era il 7,9% nel 2007). Inoltre, l’8,8% del complesso dei laureati ha sostenuto esami all’estero poi convalidati al rientro e il 4,7% ha preparato all’estero una parte significativa della tesi.

Dal Rapporto emerge la figura di un laureato che vanta apprezzabili conoscenze linguistiche: la quota dei laureati 2017 con una conoscenza “almeno buona” dell’inglese scritto è pari al 76,1% e raggiunge l’81,3% tra i laureati magistrali biennali.

Ha compiuto un’esperienza di tirocinio curriculare o stage riconosciuta dal corso di studi il 57,9% dei laureati (era il 50,8% nel 2007). Il 69,5% dei laureati che ha svolto queste esperienze esprime un’opinione decisamente positiva sui tirocini organizzati dal corso di studi. Le esperienze di studio all’estero con programmi europei aumentano le chance occupazionali del 14,0%, i tirocini del 20,6% e aver lavorato occasionalmente durante gli studi del 53,0%.

In generale l’88,1% dei laureati si dichiara complessivamente soddisfatto dell’esperienza universitaria appena conclusa (nel 2007 era l’87,1%).

La disponibilità a lavorare in un altro Stato europeo è dichiarata dal 48,4% dei laureati (era il 49,8% nel 2016 e il 38,5% nel 2007); il 33,7% è addirittura pronto a trasferirsi in un altro continente. Si rileva una diffusa disponibilità ad effettuare trasferte anche frequenti (27,3%), ma anche a trasferire la propria residenza (50,8%). Solo il 2,8% non è disponibile a trasferte.

Condizione occupazionale dei laureati – 2018

Il Rapporto sulla Condizione occupazionale ha analizzato oltre 630 mila laureati di primo e secondo livello degli anni 2016, 2014 e 2012 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

A un anno dal titolo il tasso di occupazione, che considera anche quanti risultano impegnati in attività di formazione retribuita, è pari al 71,1% tra i laureati di primo livello e al 73,9% tra i magistrali biennali.

L’attività autonoma (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) riguarda il 12,9% dei laureati di primo livello e il 7,3% dei laureati magistrali biennali occupati: entrambi i valori sono in diminuzione rispetto all’anno scorso (rispettivamente, -1,5 e -1,4 punti percentuali).

Anche i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato risultano in calo: tra i laureati di primo livello tale quota è pari al 23,5% (-5,5 punti percentuali rispetto al 2016); tra i laureati magistrali biennali è pari al 26,9% (-7 punti percentuali rispetto al 2016).

Nell’ultimo anno si registra un aumento dei contratti non standard (in particolare alle dipendenze a tempo determinato) pari al 38,1% per i laureati di primo livello e al 34,3% per i magistrali biennali (rispettivamente, +5,2 e +6,9 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione).

La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.107 euro per i laureati di primo livello e 1.153 euro per i laureati magistrali biennali

Lavoro all'estero

A cinque anni dalla laurea lavora all’estero il 6,6% dei laureati magistrali biennali di cittadinanza italiana. Chi decide di spostarsi all’estero per motivi lavorativi risulta mediamente più brillante (in particolare in termini di voti negli esami e regolarità negli studi) rispetto a chi decide di rimanere in Italia a lavorare. L’83,3% degli occupati all’estero lavora in Europa: il 20,6% nel Regno Unito, il 12,9% in Svizzera, l’11,7% in Germania, il 10,3% in Francia, il 5,8% in Spagna. Più contenute le quote di occupati nelle Americhe (7,9%), in Asia (5,2%),  Africa (1,4%) e Oceania (2%).

Le retribuzioni medie percepite all’estero sono notevolmente superiori a quelle degli occupati in Italia: i laureati magistrali biennali occupati all’estero guadagnano più del 65% in più rispetto ai laureati occupati in Italia.

Il 45,9% dei laureati biennali a cinque anni ha dichiarato di essersi trasferito all’estero per mancanza di opportunità di lavoro adeguate in Italia, cui si aggiunge un ulteriore 24,1% che ha lasciato il nostro Paese avendo ricevuto un’offerta di lavoro interessante all’estero.

L’11,4% ha dichiarato invece di aver svolto un’esperienza di studio all’estero (Erasmus, preparazione della tesi, formazione post-laurea, ecc.) e di essere rimasto o tornato per motivi di lavoro. Un ulteriore 13,0% si è trasferito per motivi personali o familiari, mentre il 4,7% lo ha fatto su richiesta dell’azienda presso cui stava lavorando in Italia.

È stato inoltre chiesto ai laureati occupati all’estero di esprimere un parere sull’ipotesi di rientro in Italia: complessivamente, il 36,2% ritiene tale scenario molto improbabile, quanto meno nell’arco dei prossimi cinque anni. Di contro, solo il 15,2% è decisamente ottimista, ritenendo il rientro nel nostro Paese molto probabile. Il 30,0% valuta tale ipotesi poco probabile mentre il 18,1% non è in grado di esprimere un giudizio.

Fonte: Rapporti Alma Laurea 2018