Verso una nuova Storia degli italoamericani

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Il 5 dicembre si è tenuta presso il Centro Studi Americani di Roma la presentazione del libro Storia degli italoamericani, pubblicato negli Stati Uniti lo scorso anno dalla Routledge—The Routledge History of Italian Americans (2018)—e adesso tradotto ed edito in Italia da Le Monnier-Mondadori Università. Erano presenti William J. Connell, curatore del volume insieme a Stanislao Pugliese, e la direttrice del Centro Altreitalie Maddalena Tirabassi, sotto la cui direzione è avvenuta la pubblicazione dell’edizione italiana in una veste ampliata e aggiornata. 

All’incontro hanno preso parte studiosi e studiose del campo che hanno esaminato il libro e discusso del suo significato per lo “stato dell’arte” degli studi italoamericani. Tra loro, è stato Daniele Fiorentino che ha moderato la serata.  Si sono poi alternati la parola Valerio Massimo De Angelis, Caterina Romeo, Matteo Sanfilippo e Sabrina Vellucci.

Nel dibattito sono emerse alcune caratteristiche di base di questa “nuova” storia degli italoamericani. In primo luogo, l’approccio transnazionale e di lungo periodo, rilevati da Fiorentino nella sua introduzione riflettendo sulla fitta trama di scambi e relazioni tra la Penisola e l’America descritta nel volume in un arco cronologico che va dai viaggi di Colombo all’emigrazione italiana odierna. Il richiamo al transnazionalismo è stato ripreso da Caterina Romeo, co-direttrice della collana “transiti” alla quale appartiene il volume italiano. Per Romeo la storia italiana è storia transnazionale dato il peso esercitato dal fenomeno non solo migratorio ma anche coloniale nella costruzione del “senso della nazione” e della sua identità. Nel suo intervento è inoltre emerso un altro elemento caratterizzante il libro: l’’interdisciplinarietà. La disciplina storica, prima preponderante, non scompare ma funge da radice comune per lo sviluppo di analisi multidirezionali che interpretano il passato dell’America italiana attraverso la letteratura, la musica, il cinema e la televisione, il linguaggio, il cibo e la cultura materiale. Alla svolta interdisciplinare ha altresì contribuito l’adozione di quella che Valerio Massimo De Angelis ha definito una “prospettiva intersezionale” per indicare l’intreccio presente in molti saggi tra le categorie di genere, razza, classe e generazione nello studio dell’esperienza italoamericana.  Sabrina Vellucci si è soffermata in particolar modo sulle identità di genere e generazionali all’interno dei saggi di letteratura e critica letteraria italoamericana, che occupano uno spazio importante all’interno del volume. Matteo Sanfilippo ha dedicato il suo intervento al futuro degli studi italoamericani che immagina in chiave comparativa con gli studi sull’emigrazione di altri gruppi a partire da domande comuni, come quella sulla rivendicazione o, ancor più, sulla mancata rivendicazione dell’etnicità per capire le dinamiche storiche di formazione delle identità etniche.  

Gli interventi conclusivi di William Connell e Maddalena Tirabassi suggeriscono come interpretare il momento che vivono gli studi italoamericani. Da una parte, la pubblicazione di questo libro, in edizione inglese e italiana, rappresenta il “punto di arrivo” di un nuovo modo di fare storia italoamericana attraverso uno sforzo di sintesi e di collegamento tra le storiografie dei due paesi degli ultimi decenni. Dall’altra, il libro rappresenta anche il “punto di avvio” verso uno studio comparativo e su scala globale della diaspora italiana, alimentata dalla consistente ripresa dei flussi in tempi recenti. Da questo punto di vista, Storia degli italoamericani offrirà senz’altro un contributo decisivo nell’accrescere, nel pubblico italiano, la consapevolezza sulla centralità dei fenomeni migratori non solo nel passato ma anche nel presente della Penisola. 

Tommaso Caiazza