Il progetto industriale e socio-culturale di Adriano Olivetti ha rappresentato una nuova relazione tra imprenditore e operaio, ma anche un nuovo rapporto tra industria e città.
A Ivrea la cultura di fabbrica della Olivetti coinvolge, per la prima volta in Italia, architetti e urbanisti in un disegno ampio che coinvolge l’intera città.
Aree e edifici industriali e Uffici, si integrano con zone residenziali per i dirigenti e per gli operai e con aree comuni per la socializzazione ed altre di rappresentanza. Un modello di città in cui convivono in maniera equilibrata e sostenibile lavoro e vita sociale.
Ad esempio, il Centro dei Servizi Sociali di Luigi Figini e Gino Pollini (1955-1959) è composto da due corpi che sono stati rispettivamente la sede della biblioteca e dei servizi sociali e l’infermeria, ospitando nel tempo anche altre attività della complessa macchina dei servizi di welfare aziendale.
Questo approccio innovativo ha posto Ivrea al centro delle riflessioni in campo industriale, socio-economico, architettonico e urbanistico di quel periodo storico. Ed oggi torna alla ribalta e diventa il 54esimo sito italiano Unesco.
Il riconoscimento va a una concezione umanistica del lavoro, in cui il benessere dei collaboratori è parte integrante del processo produttivo.