ITA come ITA-elica?

Il soft power italico ha dominato la stagione estiva appena conclusa. L’acronimo ITA ha campeggiato nei più importanti circuiti mediatici internazionali. Da una parte grazie alle formidabili performance sportive dei nostri atleti, dai mondiali di nuoto a quelli di pallavolo. Dall’altra in ragione del dibattito politico sul rilancio dell’ex-Alitalia, oggi ITA (Italia Trasporto Aereo) attraverso partnership con soci stranieri.

ITA come ITA-elica?

Le due ITA, quella sportiva e quella aerea, sono accomunate dall’essere espressione di quel potere gentile, apprezzato su scala globale, tipico della civiltà italica. Non è un caso che il recente Gran Premio di Formula 1 di Monza sia stato inaugurato dall’esibizione delle Frecce Tricolore che affiancavano un Boeing A-350 della nostra compagnia di bandiera dedicato a Enzo Ferrari. Rimane se e in che in termini le potenzialità italiche di ITA Airways saranno rafforzate o meno dai negoziati finanziari in corso per il suo rilancio.
Non è certo scopo di questa breve riflessione analizzare i motivi della decisione presa a fine agosto dal Governo Draghi di avviare in esclusiva un negoziato con il consorzio formato dal Fondo USA Certares Management LLC, assieme a Delta Airlines e Air France – KLM, preferendolo all’altro consorzio in gara costituito dal binomio formato dall’italo-svizzera MSC e dalla tedesca Lufthansa. 
Così come è accaduto in occasione delle precedenti privatizzazioni, avvenute senza evidenti (anzi!) risultati positivi sotto tutti i punti di vista, nell’attuale dibattito politico, così come nei commenti sui media (tra esperti del settore e non) in merito alla “quasi-privatizzazione” di ITA Airways, viene nuovamente da più parti ribadita l’importanza di poter disporre di una “compagnia di bandiera” per un Paese come l’Italia (membro del G7, a forte economia “export oriented”, con una ripresa della capacità di attrazione turistica e con un forte ulteriore potenziale, non adeguatamente sfruttato, nei diversi campi della cultura).
Pur condividendo la strategicità della presenza di un’impresa italiana nel campo dei trasporti aerei nazionali/internazionali e nei settori collegati, la difesa del vessillo tricolore sulla carlinga evidenzia, a mio parere,  una contraddizione tra la volontà/esigenza di privatizzare ITA – affidandosi, con tutte le garanzie del caso, alla libera concorrenza dei mercati – e l’intento di mantenere una forma di controllo pubblico, o meglio, di assicurare un carattere nazionale ad un soggetto economico operante a livello globale.
Contraddizione che (e lo sostengo con convinzione come socio fondatore dell’Associazione “Svegliamoci Italici”, www.italicanet.com) può essere evitata affidando in futuro il controllo societario, con lo sguardo non limitato ai soggetti di nazionalità italiana, ma rivolto alla ben più estesa comunità che comprende i cosiddetti “italici”, vale a dire quei soggetti (oltre 300 milioni nel mondo secondo stime recenti) non necessariamente di nazionalità italiana ma che riconoscono, sposano, si identificano e promuovono la cultura ed i valori della civiltà italica.
Una opzione, questa, che disporrebbe di un bacino di “naturale” utenza che dovrebbe, perciò, costituire un ulteriore stimolo per gli investitori coinvolti nel processo di privatizzazione ad individuare forme di concretizzazione, in termini economici oltre che strategici, del soft power insito nel concetto stesso di “italicità” ideato e promosso da Piero Bassetti (cfr P. Bassetti “Svegliamoci italici! Manifesto per un futuro glocal”, ed. Marsilio, 2015).
La gara a suo tempo indetta per la privatizzazione dell’ex Alitalia correttamente non aveva precluso la partecipazione a soggetti investitori non italiani.
Seguendo proprio questa impostazione di apertura, tra i tanti elementi economico-sociali da valorizzare nel complesso negoziato di privatizzazione da poco avviato con il Consorzio guidato dal Fondo Certares, va garantito che ITA Airways – oltre che essere tesa ad un costante miglioramento dei risultati economici – sia organizzata, promossa e gestita al meglio anche come una compagnia aerea “ITAlica” (sarei tentato di dire “ITA-elica” !), vale a dire rappresentativa dei valori e della cultura del nostro Paese. 
Valori, eccellenze e caratteristiche identitarie di una visione “italica” del mondo, peraltro così bene illustrati anche nella campagna promozionale “beIT – Italy is simply extraordinary” promossa dal Governo Draghi e avviata tra fine 2021 e inizio 2022 per il tramite dell’Agenzia ICE (Istituto per il Commercio con l’Estero). 
Interessante rilevare, infatti, come l’Agenzia ICE – la cui denominazione storica nel 2013 è stata ampliata con l’aggiunta di una più “internazionale” Italian Trade Agency (acronimo ITA!) – abbia voluto sensibilmente allargare con quest’ultima campagna “beIT” il contenuto e i destinatari del proprio messaggio promozionale sul “Made in Italy”. Un messaggio innovativo non solo volto a promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese e delle filiere del nostro sistema produttivo attraverso la presentazione di cosa produciamo e cosa sappiamo fare. Questa iniziativa di comunicazione istituzionale “beIT” ha inteso altresì ampliare il messaggio promozionale raccontando in modo originale ed innovativo al pubblico internazionale cosa caratterizza il nostro Paese attraverso la presentazione di brevi filmati che illustrano sei valori caratterizzanti la nostra civiltà e la nostra cultura: la creatività, la passione, la tradizione e l’innovazione, lo stile e la diversità (www.madeinitaly.gov.it).
Si tratta, a nostro parere, di un’importante evoluzione interpretativa del concetto di “ITAlianità” che si avvicina in modo significativo a quello di “ITAlicità”.
Proprio alla luce di questa evoluzione interpretativa si può auspicare che la nuova compagnia aerea ITA Airways erede di ALITALIA possa, quindi, essere facilmente e rapidamente riconoscibile dai potenziali passeggeri e clienti per qualità ed originalità dei servizi proposti, per gusto e stile (inteso anche ma non solo come eleganza delle uniformi o design degli arredi), per la capacità di sposare efficienza (leggasi anche standardizzazione ed economie di scala) e attenzione alla persona (leggasi elasticità e “personalizzazione” dell’offerta). In altre parole, una società in grado di creare sin dal primo contatto e proseguire poi durante tutto il viaggio e anche dopo quel clima (grazie anche a cibo, bevande, musica, filmati), quell’atmosfera e ospitalità che identifica il nostro Paese e la nostra cultura. Una compagnia aerea che, indipendentemente dal suo azionariato, avendo compreso (anche attraverso un’adeguata e costante “formazione” del personale tutto) il significato e le potenzialità di “italicità”, possa distinguersi da tutte le altre compagnie aeree e riconoscersi appieno in un messaggio promozionale che, richiamandosi ai citati video della campagna “beIT”, possa sintetizzarsi nello slogan … “beITA”!
Una siffatta compagnia – a prescindere sia dalla nazionalità della proprietà aziendale e sia della provenienza del personale di terra e imbarcato – si creerebbe in questo modo un proprio spazio distintivo ed identitario assicurandosi, così, anche delle interessanti prospettive di sviluppo. Il tutto in un mercato instabile ed in profonda trasformazione a seguito degli effetti del Covid e dell’aumento dei costi derivanti (anche ma non solo) dal conflitto russo-ucraino. Ben sappiamo come negli ultimi anni sia notevolmente cambiato il “modo” di prendere l’aereo: in ambito domestico ed europeo, il passeggero prende l’aereo come fosse un autobus, gli interessano quindi soprattutto puntualità ed economicità; sui voli intercontinentali il valore della “italicità”, declinato nelle varie forme del soft power, può essere un valore aggiunto, visto il costo del biglietto notevolmente maggiore ed il tempo che si passa a bordo. La “nuova ITA” andrà a costituire un perno importante nel sistema italiano dei rapporti internazionali in profonda evoluzione per le conseguenze di un processo in atto verso nuove forme di globalizzazione, per via di una modifica dei trend nei flussi di persone (ad es. nel turismo sempre più alla ricerca delle “radici culturali”) e per una sempre più attenta valutazione dei fenomeni di soft power negli scenari di politica estera. 
In sintesi, si può solo auspicare che ITA Airways non sia, quindi, un vettore di trasporto aereo tra i tanti, bensì possa costituire, attraverso anche accordi ed alleanze con soggetti pubblici e privati italiani e/o “italici” operanti nel settore dei servizi, un’aggregazione strategica di velivoli-veicoli (mezzi, infrastrutture e persone) volti a promuovere e valorizzare la “ITAlicità” ed il soft power italico nel mondo.

 

Carlo Barbieri

Socio fondatore dell’Associazione “Svegliamoci Italici” e docente di Geoeconomia presso UNINT – Università degli studi Internazionali di Roma

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