L'italico che non ha mai visto l'Italia

Il nome lo deve a Sacchi, il passaporto al bisnonno camionista, emigrato in Eritrea dal Piemonte. In Italia, però, l'italiano Arrigo non c'è mai stato: il suo primo viaggio fuori dall'Etiopia, dove la famiglia si è spostata negli Anni 70, è in programma per aprile, quando finalmente sarà lui, che con i turisti ha a che fare tutti i giorni, a venire a fare il turista dalle nostre parti. 

"Anche mio padre c'è stato una volta sola, è al nonno che piace andare in giro", dice. D'altra parte a Turmi, dove Arrigo lavora per l'agenzia e il lodge aperti da padre e zio, c'è sempre da fare. "Tranne che in bassa stagione", ammette. "Allora qui è proprio il nulla". A 21 anni, abituato alla vita nella frenetica Addis Abeba dove è cresciuto fino alla fine delle superiori, non dev'essere facile. Soprattutto perché chi visita la Valle dell'Omo ha in genere l'età della mummia (noi abbassiamo drasticamente la media) e di interagire con i giovani delle tribù non se ne parla proprio: "Sono un mondo a parte", conferma il nostro interlocutore. E gli altri etiopi? "Mi vedono di pelle chiara, per loro sono straniero. Solo quando scoprono che mia mamma è di qua divento un fratello". Se la sua italicità è così evidente è anche per la scuola che ha frequentato, l'Istituto Galileo Galilei di Addis Abeba: "È di una scuola italiana a tutti gli effetti", spiega. "Sono italiani i programmi, i libri e i professori, ma non tutti gli alunni: nella mia classe ce n'erano due, gli altri erano sei meticci e 22 etiopi. Il vantaggio, per tutti, è che si tratta di una scuola statale: costa meno di molte etiopi, per non parlare di quella americana, e dopo il diploma offre la possibilità di andare all'Università in Italia, con una borsa di studio totale". Nel caso di Arrigo, però, il richiamo del business di famiglia ha avuto la meglio. Anche accompagnare i turisti alla scoperta di una terra meravigliosa, in fondo, ha il suo fascino…

A cura di Ram on the Run