Un campeggio chic in paradiso

«Anche Samloem avrà le sue strade e i suoi big resort. Un po' triste per me che ho visto questi luoghi ancora vergini».

La Cambogia cambia in fretta. Ce ne siamo accorti l’anno scorso, viaggiando veloci nel corso del nostro tour di sei mesi. Ce lo conferma Leo Mannori, uno degli italici conosciuti all’epoca, che ora ci scrive per aggiornarci. «Ancora qualche anno poi chissà se questo posto farà più per me». I cinesi investono massivamente, Sihanoukville - la città della costa da cui ci si imbarca per le isole - è un cantiere. I prezzi sono saliti alle stelle e i turisti, ormai, si riversano a Koh Rong e Koh Rong Samloem. Il che per Leo potrebbe essere un bene, visto che con i turisti ci lavora. Ma quando l’abbiamo incontrato tutto ci era sembrato fuorché un imprenditore a caccia di ricchezza.

 

Koh Rong Samloem, febbraio 2018.

Come i pensionati, anche noi guardiamo i lavori in corso. Lo facciamo tra un bagno e l’altro, quando, passeggiando sulla spiaggia, troviamo un ristorante che batte bandiera italiana e, parlando con il pizzaiolo, scopriamo che lì dietro, mezzo nascosto nella giungla, c’è un glamping – un campeggio glamour – in costruzione. Si chiamerà Easy Glamp e dovrebbe aprire tra un mese, anche se per il momento serve ancora uno sforzo di fantasia per immaginarsi come sarà. “Le tende arrivano tra qualche giorno”, ci spiega Leonardo, l’ideatore del progetto. Per ora ci sono solo le piattaforme ottagonali in legno sulle quali verranno montate. “Ho scelto questa forma geometrica per ragioni tecniche, ma anche perché otto è il numero dell’infinito”. Il lato filosofico di Leo fa presto a venire a galla. Quarantacinque anni, tanti mestieri alle spalle, ancor più viaggi – il primo in Perù nel 1995 lo convinse che scoprire il mondo era la sua vocazione – qui in Cambogia, dove vive da quattro anni, ha deciso di fermarsi per un po’. Non per sempre, ma abbastanza da realizzare il sogno di costruire un luogo per accogliere altri viaggiatori: “Sono sempre stato io ad andare in giro per il mondo, ora vorrei che fosse il mondo a venire da me”, dice. “Anche questo è viaggiare, solo in un modo differente”.
Perché qui e non in America Latina, dove in passato ha vissuto a lungo? “Casi della vita”, risponde. “Ero in Costa Rica, ma a un certo punto è stato il momento di tornare a casa a Prato”. E poi è stato il momento di ripartire, e ora eccoci qua. “La Cambogia è un posto facile. Tutto è facile, non ci sono regole, nel bene e nel male. A volte ce ne sarebbe bisogno, ma pazienza. Intanto se vuoi aprire un’attività la apri e basta”. Altro che lungaggini burocratiche. I problemi sono altri, perché capire gli asiatici a volte è difficile: “Sorridono sempre, ma non si capisce mai cosa pensano veramente. Quanto a pianificare qualcosa, con i cambogiani è impossibile: già pensare a cosa succederà domani per loro è superfluo, figurarsi quello che verrà tra tre giorni”. Leo però non si lamenta. Di nulla. “Ho scelto io di stare qua, se non mi piacesse sarei altrove”. Finalmente qualcuno che ragiona, uno scappato di casa – come ormai ci piace chiamare i nostri avventurieri – che ha smesso di scappare. Merito forse dei viaggi passati, viaggi non solo nello spazio ma anche nello spirito. “Ho girato a lungo per conto mio. Quando sei solo, lontano da casa, nessuno ha più aspettative nei tuoi confronti: è allora che cadono le maschere. Finalmente puoi essere libero, tirare fuori il vero te stesso”.
Comincia a fare buio, mi serve una pila per prendere appunti. Leo, seduto a gambe incrociate su un ottagono di legno, una sigaretta tra le labbra, sembra un vecchio saggio. O forse solo qualcuno che ha trovato il suo posto nel mondo. Per ora, in attesa della prossima avventura.

È passato un anno e mezzo, Easy Glamp è diventato realtà. Non è stato facile, ci racconta Leo via Facebook. Ma i traguardi più belli sono sempre quelli raggiunti con fatica.

Articolo a cura di Ram on the Run