Whisky, fish and chips

Giorgia Cavalli, friulana di Codroipo, la incontriamo a Pitlochry, in Scozia, dove vive da tre anni e mezzo. Lavora alla Blair Athol, una delle distillerie più antiche del Paese, fondata nel 1798 nei pressi del torrente Alt Dour dal quale attinge acqua pura per il suo whisky: è bastato questo a convincerci a fare una deviazione non prevista e ora eccoci qui, circondati da alambicchi e botti, ad ascoltare il suo racconto. 

L’Università in Inghilterra, la laurea in scienze agrarie, il lavoro in fattoria in Irlanda e Nuova Zelanda: dall’Italia Giorgia manca da un bel po’, ma del clima mediterraneo non sembra avere nostalgia. «Cambia ben poco in realtà: la quantità di pioggia che cade in Scozia ogni anno è pari a quella del Friuli», ride, rammentandoci che la sua regione natale è il pisciatoio del nostro Bel Paese. Qui, in compenso, c’è il whisky, che a lei piace più della grappa. «Per un bel po’ ho lavorato con gli animali, facevo la “vaccara”», racconta. «Poi due anni fa sono arrivata a Pitlochry, prima con un contratto stagionale, poi full. Conoscevo già la località per le heathergem, i gioielli d’erica: c’è un laboratorio aperto al pubblico dove mostrano come si fanno». Ah dai. (Ci andiamo il giorno dopo e scopriamo che queste gemme variopinte, che sembrano pietre, vengono ottenute pressando e tingendo le parti legnose delle piante che ricoprono le colline di mezza Scozia). Il resto è storia di malti e profumi, di gusti morbidi e note torbate, di tour – quelli che Giorgia offre ai turisti in visita alla Blair Athol e quelli che intraprende lei stessa nel tempo libero per scoprire le altre distillerie (in Scozia ce ne sono oltre 120) – e nuotate nei laghi gelidi, nei fiumi e nel mare del Nord. Ché Giorgia è un po’ pazza, sì, e si diverte così, tuffandosi dove la temperatura ti mozza il respiro ma ti dà una sferzata d’energia che manco il tanto amato distillato d’orzo.
Come lei, anche noi esploriamo. Prenotare un tour in tempo di covid – che a settembre 2020 in UK è in pieno boom – è un’impresa titanica, molte aziende non ricevono visitatori, altre lo fanno con il contagocce, con orari e misure rigidissime. Solo a Oban, sulla costa occidentale, riusciremo a visitare l’omonima distilleria, altro colosso del whisky, a soli 208 passi dal mare – il che, ci spiegano, conferisce un gusto tutto particolare al prodotto finito. Né questo è l’unico gioiello di questa cittadina graziosa da dove partono le navi per le isole. L’altro è il fish&chips di Nories, che Gordon Ramsay ha eletto il migliore north of the border, “a nord del confine” (con l’Inghilterra, of course). Noi ci finiamo per caso (anzi per sbaglio perché ne cercavamo un altro) e sempre per caso scopriamo che a friggere da tre generazioni è la famiglia DiCiacca, arrivata dalla Ciociaria e mai più ripartita. A svelarcelo è Antonio, il nipote, che ci accoglie con un: “Il merluzzo! Il più buono è il merluzzo!”, e ci serve una porzione gigante che mangiamo con le mani direttamente dal cartone, seduti su una panchina vista mare due veri local. Ora le nostre vene sono un po’ più ostruite di prima, ma Antonio aveva ragione, il merluzzo era davvero il top del top.

Articolo a cura di Ram on th Run