28 marzo 2019

Canova e l’antico

di lettura

Al MANN, tempio dell’arte classica, 12 grandi marmi e 110 opere di Antonio Canova dialogano con l’antico. 

Se la scoperta di Ercolano e Pompei sono alla base della nascita del Neoclassicismo la figura di Canova è, forse, la sua massima espressione artistica.

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che ospita la grande statua canoviana di Ferdinando IV di Borbone, è luogo ideale per presentare disegni, bozzetti, dipinti, gessi, marmi del grande scultore definito “L’ultimo degli antichi e il primo dei moderni” o “il moderno Fidia”.

Cardine della mostra è il nucleo di sculture proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo che, per la prima volta, vivranno un emozionante confronto con i modelli che hanno ispirato l’autore. L’Ermitage possiede la più grande collezione al mondo di statue in marmo del Canova: Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la celeberrima scultura delle Tre Grazie.

Da Kiev proviene l’imponente statua alta quasi tre metri che ritrae La Pace, mentre l’Apollo che s’incorona è del Getty Museum di Los Angeles. Tra i capolavori in marmo riuniti per la mostra nel Salone della Meridiana anche la Maddalena penitente da Genova, il Paride dal Museo Civico, da Asolo la Stele Mellerio.

Il percorso espositivo offre anche la possibilità di ammirare 34 tempere su carta a fondo nero conservate nella casa natale dell’artista. Ispirati alle pitture pompeiane delle Danzatrici su fondo unito sono stati “disegnati per solo studio e diletto dell’Artista” come si legge nel catalogo delle opere canoviane del 1816.

Infine al MANN innovazione multimediale con due installazioni immersive a alto contenuto scientifico e emotivo prodotte da Cose Belle d’Italia Media Entertainment.

Il confronto, per analogia e opposizione, fra opere di Canova e opere classiche, costituisce la peculiriatità di questa mostra che evidenzia un rapporto unico tra un artista moderno e l’arte antica.

Iter creativo del Canova

Canova fissava la prima intuizione nel bozzetto in creta, spesso preceduto da disegni e, talvolta, da dipinti. Il modellino in gesso consentiva uno studio più approfondito. Poi realizzava il modello in creta, grande al vero, avvalendosi di uno scheletro portante composto da aste metalliche munite alle estremità di crocette di legno.

Questo nuovo metodo, ideato da Canova, permetteva di far reggere la creta anche in macchine grandi, con il vantaggio di poter valutare, prima di utilizzare il marmo, le proporzioni, le incidenze luminose, l’effetto generale.

Canova e Napoli

Dopo Venezia, sua patria, e Roma, dove fissò la residenza a partire dal 1780 e dove visse sin quasi alla morte, Napoli è la città con la quale Antonio Canova ha avuto più relazioni.

Prima, da giovane viaggiatore desideroso di ammirare le bellezze e le antichità “ercolanesi” e di Paestum, poi per le tante e significative committenze dei regnanti e dell’aristocrazia napoletana.

In mostra si potrà ammirare il grande gesso del gruppo di Adone e Venere, proveniente dalla collezione di Giovanni Falier. Il relativo marmo è la prima opera di Canova che raggiunge Napoli, ora conservata al Museo di Ginevra.

Per il napoletano Onorato Gaetani, Canova pensa alla scultura Ercole e Lica, ispirandosi al modello ideale dell’Ercole Farnese. Realizza poi per il conte Paolo Marulli d’Ascoli l’Erma di Vestale, opera che lascerà Napoli per la Svizzera e poi per il Getty Museum di Los Angeles.

Canova realizza anche una statua-ritratto per il Re Ferdinando IV di Borbone che viene collocata nella nicchia dello Scalone monumentale del Real Museo Borbonico, oggi Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Il settimanale della Panini Editore ha pubblicato (in edicola il 1° maggio 2019) la storia a fumetti Topolinio Canova e la scintilla poetica”. Un’avventura educational, scritta e disegnata da Blasco Pisapia, per rivivere il viaggio napoletano di Topolino Canova - insieme al suo compagno Pippin William Hamilton - alla ricerca dell’ispirazione creativa.