Il Musée des Arts Décoratifs di Parigi dedica un'esposizione al grande maestro milanese del design e dell’architettura. L’allestimento degli oltre 500 pezzi creato dallo studio Wilmotte & Associés ripercorre l’eclettico percorso creativo di Gio Ponti dal 1921 al 1978: progetti architettonici e di interior design, vasti assortimenti di ceramiche Richard Ginori, creazioni di vetro, una maquette d’epoca del grattacielo Pirelli, mobili e complementi disegnati tra il 1935 e gli anni 70.
Secondo Salvatore Licitra, nipote di Ponti, direttore del Gio Ponti Archives e curatore associato della mostra: “L’espressione di Ponti, che intrecciava in assoluta libertà design, architettura e comunicazione, è un criterio oggi condiviso ed evidente. Una delle ragioni di queste nuove prospettive risiede nelle nuove tecnologie, che da un lato ci liberano dallo spazio-tempo, dall’altro fanno di ciascuno di noi il perno attorno cui il mondo intero si rappresenta”.
La casa all'italiana
Gio Ponti è un architetto interessato all’arte (alla pittura, in particolare), all’artigianato e all’editoria. Ha fondato la rivista “Domus” dedicata al tema dell’abitare contemporaneo.
Nel suo primo editoriale “La casa all’italiana” afferma che arte, architettura e design devono creare ambienti e spazi abitativi in grado di nutrire anche l’anima dell’uomo, così come insegna la tradizione classica.
“Il cosiddetto comfort non è nella casa all'italiana solo nella rispondenza delle cose alle necessità, ai bisogni, ai comodi della nostra vita e alla organizzazione dei servizi.
Codesto suo "comfort" è qualcosa di superiore, esso è nel darci con l'architettura una misura per i nostri stessi pensieri, nel darci con la sua semplicità una salute per i nostri costumi, nel darci con la sua larga accoglienza il senso della vita confidente e numerosa, ed è infine, per quel suo facile e lieto e ornato aprirsi fuori e comunicare con la natura, nell'invito che la casa all'italiana offre al nostro spirito di recarsi in riposanti visioni di pace, nel che consiste nel vero senso della bella parola italiana, il CONFORTO”.
Progetti architettonici
L’architetto milanese collabora all’organizzazione delle prime Triennali di Milano e promuove un modello di case tipiche (“domus”) che vengono realizzate a Milano, in via De Togni, Letizia e Caravaggio (1931-1936). Ispirate al concetto di strada-giardino, le Domus sono unità di quartiere in linea intervallate da spazi verdi che fanno da filtro tra l’edificio e la strada.
Sempre a Milano realizza il progetto dell’edificio e degli interni di Palazzo Montecatini (1936-1938), la Torre Littoria (1933) e il Grattacielo Pirelli (1956). Progetta edifici scolastici come la Scuola di Matematica alla Città Universitaria di Roma (1934) e la Facoltà di Lettere e il Rettorato dell’Università di Padova (1937).
Molto attivo anche all’estero: a Caracas progetta Villa Planchart e Villa Areazza (1956), a Teheran, Villa Nemazee (1960). Realizza anche gli edifici ministeriali di Islamabad in Pakistan (1964) e la facciata dei grandi magazzini Shui-Hing a Hong Kong (1963).
Negli anni Settanta, a ottant’anni, Gio Ponti realizza la Concattedrale di Taranto (1970) e il Denver Art Museum (1971).
“Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l'acciaio, non è il vetro l'elemento più resistente. Il materiale più resistente nell'edilizia è l'arte."
Approfondimenti: DomusWeb